Il Fil Rouge del destino

Come nelle migliori delle storie, anche la storia Il Fil Rouge del destino è giusto che inizi con le parole che ci hanno fatto crescere sognando, ascoltando Mamme e Nonne, Papà e Nonni che narravano in ogni dove storie meravigliose…

Il filo rosso del destino (運命の赤い糸 Unmei no akai ito) è un antica storia popolare diffusa in Giappone. Il Fil Rouge del destino narra che ogni persona reca con sè dalla nascita, un invisibile filo rosso legato al mignolo della mano sinistra che lo lega alla propria anima gemella. Il Fil Rouge del destino è indissolubile: le due persone sono destinate, prima o poi, a incontrarsi e a sposarsi, celebrandosi nella vita.

C’era una volta, tanto tanto tempo fa, in un paese lontano lontano…

un uomo di nome Wei  che, rimase  orfano quando ancora era un bambino di entrambi i genitori. Così crescendo, iniziò a maturare l’idea che da grande avrebbe voluto sposarsi e avere una grande famiglia con una bellissima Donna da amare e con moltissimi figli.

Purtroppo, nonostante tutti i suoi tentativi, era diventato adulto senza essere riuscito a trovare una Donna che lo volesse prendere come marito.

Un giorno, mentre era in viaggio, Wei incontrò sui gradini di un tempio, un anziano saggio, che stava appoggiato con la schiena ad un sacco mentre era tutto assorto a leggere un libro.

” Chi sei? E che cosa stai leggendo vecchio? ” – chiese Wei –  L’anziano saggio rispose che era il Dio dei matrimoni e dopo aver consultato il libro gli disse che la Donna che l’avrebbe preso in sposo ora era una bimba di tre anni e che avrebbe dovuto attendere altri quattordici anni prima di conoscerla.

Wei fu molto deluso dalla risposta che le diede il Dio dei matrimoni, ma le chiese cosa contenesse il sacco; il vecchio saggio gli rispose che nel sacco c’era del filo rosso che veniva usato per legare i piedi di mariti e mogli.

Questo filo è invisibile – disse il saggio – ed impossibile da tagliare, ed è indissolubile, per cui una volta che le due persone sono legate tra loro, saranno destinate a sposarsi indipendentemente dai loro comportamenti o dagli eventi che vivranno.

Nel sentire quelle parole, Wei andò su tutte le furie, perchè voleva poter scegliere da solo la Donna che avrebbe voluto come sposa. Derise il vecchio saggio schernendolo e cacciandolo in malo modo e promise che avrebbe fatto uccidere la bambina destinata a diventare sua moglie.

In preda alla collera Wei ordinò al suo servo di trovare a qualunque costo e dovunque fosse quella bambina, e di ucciderla. Tempo dopo, Wei venne avvisato che il servo trovò la bambina e la pugnalò.

Ma il destino a volte è beffardo, e ad insaputa di tutti, la bambina nel tafferuglio ordito per ucciderla, venne solo ferita sulla fronte dal servo di Wei, ma non morì.

Wei, dopo quegli eventi, continuò la sua solita vita alla ricerca della moglie pellegrinando in giro per le provincie di tutto il Giappone, ma senza mai riuscire a trovare ne una Donna da sposare, e neppure una Donna che fosse disposta a prenderlo come sposo.

Un giorno però Wei che era ancora celibe,

conobbe una splendida giovane ragazza di appena diciassette anni. La ragazza – della quale non ne si conosce però il nome – era di  nobile famiglia, e viveva alle porte del piccolo villaggio di Shosanbetsu, nell’attuale Distretto di Tomamae, sull’isola di Hokkaidō.

Se ne innamorò follemente, ed iniziò a farle la corte con veemenza, ma la giovane Donna era sempre molto schiva e riservata. Appariva poco per le vie della piccola cittadina, e quando usciva, vestiva con eleganti Yukata, sandali Zōri e spesso indossava pregiati Kimono di seta e la cintura obi.

Anche le acconciature erano sempre molto raffinate e ricercate. Aveva capelli lucenti adornati con fiori e resi lucidi dall’olio di Tsubaki. (meglio conosciuto ceme olio di Camelia Japonica N.d.R.) La giovane Donna, portava sempre un acconciatura che le copriva una parte della fronte.

Dopo un lungo periodo di corteggiamento, Wei riuscì a fare breccia nel cuore della Donna, e lei lo accolse come suo sposo.

Un giorno, passeggiando nel giardino della loro casa, Wei chiese alla sua Sposa, per quale motivo portava sempre i capelli con la stessa acconciatura, non spostandoli mai, neppure quando si lavava il viso.

La Donna si rattristò, si sedette sotto un albero di sicomoro e in lacrime, raccontò che quando era solo una bambina all’età di tre anni fu accoltellata da un uomo malvagio, senza saperne il perchè. Si salvò solo per un miracolo, ma una profonda cicatrice le rimase sulla fronte. Da allora per vergogna la nascondeva con i capelli.

Nell’ascoltare la storia della Sua Sposa, Wei rabbrividì, e ricordò le parole del vecchio saggio  – il Dio dei matrimoni – e del sacco con il filo invisibile ed inseparabile e l’ordine che diede al suo sicario.

Wei chinò il capo, ed in lagrime abbracciò teneramente la sua giovane sposa confidandole di essere stato lui il mandante per farla uccidere dal suo servo.

Raccontò l’intera vicenda di quel giorno e di quello strano incontro con il Dio dei matrimoni e di come negli anni continuò a cercare comunque una Donna da prendere in sposa.

La Donna capì le verità ed i pentimento accorato e reale di Wei, e da quel giorno la loro unione ed il loro matrimonio si rinsaldò ulteriormente e giunsero alla fine dei loro giorno felici e contenti.

Il Fil Rouge del destino