Cabochon Resina Ecologica – Belize

20,00 IVA Inclusa

Disponibile

Cabochon in Resina Ecologica – Belize

Pezzo unico esclusivo

Cabochon in Resina Ecologica.

Decorazione realizzata a mano.

Supporto e finitura posteriore in zama.

Catenina maglia “Forçat“ in acciaio argentato 925. 3µm

Lunghezza 25 Cm.

Chiusura moschettone in acciaio argentato 925. 3µm

Senza Ni – Cd – Pb

La zama è una lega di zinco, alluminio, magnesio e rame. 

 

Le frequenze dei colori hanno un significato e degli effetti sull’inconscio spesso sottovalutati.

Scopriamone alcuni che caratterizzano il colore blu.

Non essendo realizzato in serie, è impossibile riprodurre autenticamente disegni e forme riportate in fotografia. La fedeltà delle repliche è verosimile al 95-98% all’immagine fotografica.

Disponibile

Descrizione

Cabochon Resina Ecologica – Belize

 

Belize è un Cabochon realizzato in Resina Ecologica e decorato con motivi astatti e casuali, che risaltano ed esaltano i colori, imitando gli “Smalti Cloisonnè“.

Nell’antichità queste opere d’arte erano conosciuti con il nome di “Lustri di Bisanzio“.

La tecnica artistica del cloisonné è antichissima, addirittura conosciuta nell’antico Egitto, dai Goti e dai Longobardi.

Tuttavia, l’iconoclastia dell’VIII secolo fece perdere numerose opere. Successivamente, ne furono ritrovate a Cipro, quindi giunte in Europa dall’arte bizantina del X – XII secolo, soprattutto a causa dei saccheggi della Quarta Crociata del 1204, dove vennero altresì ereditate tecniche e materiali per realizzare la celebre Pala d’Oro della Basilica di San Marco di Venezia.

Rapidamente, lo smalto cloisonné si diffuse quindi col nome di lustro di Bisanzio, soprattutto in Francia (fin dall’epoca merovingia), poi in Germania, ma anche in Italia e in Georgia.
In Francia appunto, prese l’attuale nome di cloison, dal latino clausus, cioè chiuso, indicando la celletta (o tramezzo o compartimento) degli alveoli di supporto, su cui la tecnica artistica è basata.

Nel centro Italia del XIII secolo fu introdotta la variante del cloisonné traslucido, più correttamente detto solo smalto traslucido, attestato, ad esempio, da opere quali il calice di S. Francesco d’Assisi dell’orafo mediaevale Guccio di Mannaia, nel 1290 circa. Di quel periodo furono ritrovate opere cloisonné anche in Svizzera, Spagna, fino alla Scandinavia.

La tecnica e la sua diffusione avvenne anche in Estremo Oriente. I primi reperti risalgono alla Cina del XV secolo col nome di Jintailan, letteralmente Jingtai in blu, poiché dedicata esclusivamente alla corte imperiale, all’epoca vestita di blu, dell’imperatore Jingtai (1450-1456 circa) della dinastia Ming.

Ancor oggi, la capitale cinese Pechino, vanta l’arte cloisonné nell’artigianato turistico, con la grande fabbrica Beijing Enamel factory, che espone il più grande vaso di cloisonné della Cina (alto quasi 2 metri).

 

 

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